Riporto integralmente e sottoscrivo il comunicato stampa di Campagna Palestina Solidarietà del 28 giugno:
Con ordine rispondiamo a tutti.
Il Festival del Cinema di Pesaro si avvia alla conclusione e vogliamo rispondere a quelli che in questi giorni ci hanno criticato per il nostro appello al boicottaggio: politici, semplici cittadini, critici
cinematografici, partiti ecc.
In linea di massima le critiche erano di tre tipi:
-- La cultura e il cinema non si boicottano perché sono una forma di comunicazione e dialogo tra culture ed è un modo per arrivare alla pace
-- Chi boicotta il festival del cinema per la presenza d'Israele è un pò razzista
-- I film presenti al festival del cinema sono di registi israeliani critici con il loro governo. Il festival presenta anche un film di un autore palestinese, quindi chi boicotta il festival non conosce la
realtà israelo-palestinese e fa un clamoroso autogol.
Con ordine rispondiamo a tutti.
Abbiamo ripetuto mille volte che il nostro non era un boicottaggio alla cultura ma, una forma di pressione sulle istituzioni israeliane.
In tanti hanno fatto finta di non capire e il ritornello è continuato, ben rappresentato dal cinema che supera le barriere. Nei Territori Palestinesi Occupati però le barriere non sono di polistirolo ma di cemento armato, sono alte otto metri e i militari israeliani che le controllano sparano a vista.
Tra i tanti sostenitori del cinema che supera le barriere c'è qualcuno che ricorda la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che nel luglio 2004 ha dichiarato illegittimo il muro che Israele sta costruendo nei Territori Palestinesi Occupati?
Del resto è un vero peccato che di tanti estimatori del dialogo nessuno si è presentato all'incontro con Fida Qishta, cittadina di Rafah, che abbiamo organizzato il 25 sera nella sala del Consiglio Comunale. Eppure Rafah è gemellata con Pesaro.
L'accusa di razzismo nei nostri confronti è un insulto a cui rispondiamo con i fatti.
Chi in questi giorni ha partecipato alle nostre attività è in prima fila nella lotta contro il razzismo strisciante che avvolge la nostra società.
Chi ha aderito al nostro appello usa il tempo libero per organizzare conferenze e seminari sui migranti, raccoglie fondi per associazioni che "resistono" nel sud del mondo, alcuni hanno fatto periodi di
volontariato in mezzo mondo,
Chi ci chiama razzisti non ci conosce e farebbe bene a venire alle nostre iniziative prima di parlare.
L'ultimo genere di critica riguarda la nostra ignoranza, non abbiamo capito che al festival sono stati presentati tanti film che provocano una giusta indignazione di fronte alle ingiustizie subite dai
palestinesi.
Dario Fò durante un suo spettacolo diceva che l'indignazione di fronte alle ingiustizie è il ruttino della democrazia se non è accompagnata da un impegno reale per mettervi fine.
Per quello che ci riguarda non ci siamo svegliati quando abbiamo appreso della retrospettiva su Israele al festival del cinema. Sono anni che lavoriamo sulla questione israelo-palestinese. Abbiamo organizzato decine di dibattiti, seminari, proiezioni, mostre fotografiche; abbiamo ospitato attivisti israeliani e palestinesi, docenti universitari, giornalisti, scrittori.
Conosciamo bene la realtà dell'opposizione israeliana, abbiamo ospitato a Pesaro militari israeliani che rifiutano di servire nei territori palestinesi occupati e intellettuali, ci hanno raccontato le contraddizioni di uno stato democratico che occupa militarmente da 41 anni i Territori Palestinesi Occupati e che discrimina il 20% dei propri cittadini perché palestinesi.
Conosciamo chi realmente in Israele si batte per i diritti dei palestinesi, sono loro che ci hanno spinto e incoraggiato a portare avanti il boicottaggio come forma di protesta contro la politica coloniale israeliana.
Siamo parte di un movimento che raccoglie israeliani, palestinesi e attivisti internazionali, altro che razzisti, altro che malati di protagonismo che non sanno quello che fanno!
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