martedì 23 giugno 2009

Davide Ferrario sul boicottaggio della Mostra del Cinema


Vedendo dal programma che il film "Tutta colpa di Giuda" avrebbe aperto il festival del cinema di Pesaro, ho chiesto un parere sulla campagna di boicottaggio al regista Davide Ferrario:

Inutile dire che sulla questione palestinese siamo d'accordo.

Non trovo però che a Pesaro (come a Torino l'anno scorso per il salone del libro) sia corretta l'idea di boicottare la manifestazione. Qui non si tratta di merci o manifestazioni di appoggio alla politica israeliana, ma di idee e di cultura. Anzi, trovo che sentire voci dissonanti dalla politica governativa (come è il caso di molti cineasti e scrittori) aiuti a capire e a discutere.

Tu dici che la campagna non è contro gli autori, ma prova a rovesciare la situazione: sarebbe sensato che in Palestina qualcuno boicottasse la proiezione di un mio film perchè al governo in Italia c'è Berlusconi, che fa una politica filo-israeliana? Non sarebbe forse più utile che là sapessero che gli Italiani non sono tutti come lui?

Non è giusto per nessuno - soprattutto per il pubblico - che tutti i cittadini debbano pagare le colpe della maggioranza. E' solo dando voce a chi è in disaccordo che si abbattono muri meno odiosi ma altrettanto pericolosi di quello che gli israeliani hanno costruito.

Con rispetto per le vostre posizioni


U.N.:
Distinguerei intanto il piano economico da quello culturale.
Il cinema è anche un'industria e come tale, in questo caso, io mi sento in coscienza in diritto-dovere di boicottarla.

Ma il cinema, come tu dici, è anche cultura, idee, "spesso dissonanti dalla politica governativa". Io infatti i film li voglio vedere fosse solo per curiosità, per capire.
Il cinema però a volte è anche propaganda, sottile forse, ma propaganda.

Il cinema altre volte è puro esercizio estetico e discutere di piani sequenza e fotografia con chi non prende una netta posizione contro il sistema di apartheid in vigore in Israele, mi rimane molto difficile.

D.F.:
Io non sono contrario a fare controinformazione durante il festival, è il concetto di boicottaggio che non condivido. E cioè impedire con la forza (anche la non-violenza è forza e spesso ce lo dimentichiamo, nel bene e nel male) un evento che è appunto, prima di tutto, culturale e non istituzionale.

Ho 50 anni e il festival di Pesaro per me è sempre stato un luogo di libera espressione. (Anche se una volta la curia ha cercato di impedire la proiezione di GUARDAMI - e quello sì è stato un boicottaggio....)



1 commento:

Unknown ha detto...

Il Sig Ferrario fa un paragone sbagliato, l'Italia non occupa militarmente nessun paese, pertanto il suo paragone è completamente fuorviante:

Seconda cosa il cinema è certamente cultura ma anche economia o dimentichiamo le industrie cinematografiche

Ultima cosa il boicottaggio non è violenza, vedere o non vedere un film, comprare o non comprare un prodotto è una libera scelta


leandro