sabato 23 gennaio 2010

SOCIETA ISRAELIANA E OCCUPAZIONE


Campagna Palestina Solidarietà invita a partecipare ad un incontro con Sergio Yahni dell'Alternative Information Center di Gerusalemme.

L'Alternative Information Center è costituita da militanti palestinesi e israeliani e svolge un ruolo di analisi critica della situazione israelo-palestinese di fondamentale importanza e promuove i
valori di eguaglianza, giustizia sociale, libertà e democrazia.

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SOCIETA ISRAELIANA E OCCUPAZIONE
Giovedì 28 gennaio 2010 - ore 21
Sala Rossa del Municipio - Pesaro

Incontro con
Sergio Yahni
co-direttore dell'Alternative Information Center di Gerusalemme


"...Come Giudeo io mi ribello ai crimini che questa milizia commette
contro il popolo Palestinese. E' mio dovere, come Ebreo e come essere umano,
rifiutarmi nel modo più categorico di avere un ruolo in quest'esercito.
Come figlio di persone vittime dell'olocausto e della distruzione,
non posso avere un ruolo nella vostra politica insana.
Come essere umano è mio dovere rifiutarmi di partecipare a qualsiasi
istituzione che commette crimini contro l'umanità..."

Sergio Yahni, lettera al Ministro della Difesa di Israele Ben Eliezer


Sergio Yahni, co-direttore dell'Alternative Information Center,
associazione israelo-palestinese da anni impegnata nell'informazione
critica, nella pressione politica e nell'attivismo di base per una
giusta soluzione del conflitto.
Il giornalista e scrittore israeliano analizzerà la società israeliana e
l'occupazione e approfondirà le politiche internazionali e interne di
Israele dopo l'attacco di Gaza, concentrandosi sui meccanismi di
sostegno e complicità della società, della cultura, dell'accademia e
della politica israeliana nel perpetrare le politiche di occupazione e
colonizzazione ai danni della popolazione palestinese.


Nota biografica: Nato in Argentina, Sergio Yahni, il direttore esecutivo
dell'Alternative Information Center, è emigrato in Israel nel 1979 ed è
cresciuto in un kibbutz. Sergio Yahni è un attivista e giornalista
israeliano, imprigionato quattro volte per essersi rifiutato di prestar
servizio nelle forze armate israeliane. Si è occupato in particolare
della società israeliana e dei meccanismi attraverso i quali si collega
all'occupazione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.
All'Alternative Information Center Yahni ha lavorato come redattore e
fondatore della sua rivista in ebraico, /Metsad Sheni/, ha curato la
rivista inglese dell'AIC, /News from Within, /e ha sviluppato il
dipartimento multimediale dell'AIC. Attualmente Yahni sta lavorando ad
un film-documentario sul quartiere di Gerusalemme Shekh Jarrah dove
oltre 500 persone saranno sfrattate.
Come attivista, Sergio Yahni è stato membro di Matzpen e Yesh Gvul ed è
stato tra i fondatori di Taayush.

sabato 16 gennaio 2010


Lunedi 18 gennaio al Videodrome via Passeri 33 Pesaro
Proiezione di "To Shoot an Elephant" di Alberto Arce

venerdì 15 gennaio 2010

Alcune immagini dalla Gaza Freedom March




Alcune immagini dalla Gaza Freedom March (27Dec09-4Jan10)
A un anno dalla criminale operazione militare "Piombo fuso" dell'esercito israeliano contro la Striscia di Gaza.
Per la fine dell'assedio disumano imposto da Israele e dall'Egitto alla gente di Gaza.
Per la libertà di movimento! Contro tutti i muri! Contro tutti gli oppressori! Contro tutti i fascismi!

Musica: "L'estaca" di Lluís Llach cantata da Nabil in arabo e in catalano.

martedì 12 gennaio 2010

Informazione scorretta

Triste scambio di battute tra me e la redazione di Informazione Corretta.

Salve,
leggo da poco il vostro sito che trovo molto interessante.
Mi ha lasciato perplesso però il titolo: "Complimenti all'Egitto che boicotta la Gaza Freedom March" del 22/12/09
Non capisco perché, secondo voi, sia giusto boicottare una marcia pacifica e non violenta che vuole semplicemente spezzare un blocco che personalmente ritengo ingiustificato.

Grazie in anticipo per la risposta,
Luigi Marini


Gentile Lettore, perchè scrive "ingiustificato" ? se segue informazione corretta, anche se da poco, avrà comunque seguito sui giornali gli attacchi che per anni Israele ha subito da Gaza per ordine di Hamas. Come crede si possa controllare un confine simile, quando chi sta dall'altra parte si propone la distruzione di Israele ? Lo si cerca di fermare in tutti modi, prima quelli pacifici, ma quando non funzionano, come nel caso di Hamas, si usano le maniere forti. Lo stato di continua illegalità nel quale governa Hamas preoccupa non solo Israele, ma anche l'Egitto, anche lui confinante con Gaza. Avrà visto a che cosa servono i tunnel, è da lì che che passano i rifornimenti di armi. Questi gentiluomini che passano il tempo ad organizzare marce per la pace, sono gli stessi che sostenevano Saddam Hussein (chi li guida è l'ex deputato inglese Galloway, che perse il seggio dopo che si scoprì che era a libro paga del dittatore iracheno). E' giusto che uno stato si difenda da gente simile. Con lui ci saranno anche persone in buona fede, anche se lo dubitiamo fortemente. Se ci sono, sono però degli allocchi, uniti dall'odio contro Israele. Non crede ? IC redazione


Gentile redazione,
rispondo solo ora perchè non mi era arrivata risposta via mail e leggo solo ora della vostra.

Certamente sono al corrente degli attacchi dalla Striscia di Gaza verso Israele. Sono però altrettanto al corrente del fatto che nel solo periodo che va dal 27 Dicembre 2008 al 18 Gennaio 2009 le vittime palestinesi per mano dell'esercito israeliano sono secondo stime israeliane 1.400 e sempre secondo fonti israeliane le vittime israeliane da gennaio 2008 ad oggi sono 53.
Non voglio fare contabilità sulle morti, cito questi dati perchè mi pare evidenzino in modo chiaro la disparità delle forze in campo e delle rispettive responsabilità.

Mi scrivete "Come crede si possa controllare un confine simile, quando chi sta dall'altra parte si propone la distruzione di Israele ?"

Mi permetto di notare che se da una parte c'è chi si propone la distruzione di Israele, dall'altra, da parte del governo israeliano si è ATTUATA e si ATTUA sistematicamente la distruzione nella Striscia di Gaza e in West Bank.

Per quanto riguarda i tunnel, invece, non sò se oltre ai viveri e ai generi di prima necessità che non possono passare altrimenti, ci passino anche le armi, ma mi chiedo da dove passino invece le armi non convenzionali utilizzate dall'esercito israeliano.

Infine, saranno pure degli allocchi coloro che tentano di spezzare un assedio inumano, ma sempre meglio allocchi che complici di criminali di guerra.

Non credete?


sabato 9 gennaio 2010

[GFM] Cairo: in sciopero della fame contro l'assedio

29 persone da tutto il mondo sono in sciopero della fame per la fine dell'assedio della Striscia di Gaza

Tra queste Maria del Mar di Casa Palestina di Barcelona e il tenore italiano Joe Fallisi che è al dodicesimo giorno di sciopero della fame.
Per contattarlo direttamente al numero egiziano tel. 0148812818.

Qua l'intervista di Sara Venturini a Joe Fallisi

venerdì 8 gennaio 2010

Italia - Roma - Stazione Termini

Arrivo alla stazione Termini a Roma alle 11 circa. Il primo treno per Ancona è alle 5,50. Non mi va di prendere un albergo per 4 ore. Aspetto in stazione. Sono in buona compagnia, più di 10 persone sono nella mia stessa situazione.

La stazione chiude a mezzanotte, cosi come la sala d'aspetto. Ma ci dicono che si può aspettare ai binari. Le uniche panchine sono di marmo. Piove, ma se non altro la tettoia ci ripara dall'acqua.

Non è tanto freddo ma neanche caldo.
Schermi giganti mandano pubblicità a ripetizione e dall'impianto audio una musica tipo "Profondo rosso" viene interrotta di tanto in tanto dall'annuncio "Attenzione: le persone presenti non autorizzate subiranno controlli da parte della polizia."

Davanti a noi un treno con le porte aperte. Entriamo per ripararci dal freddo.
Qualche minuto dopo mezzanotte una decina di poliziotti ci fanno scendere.
"E' prevista una sanzione di mille euro!" Cosa?!?

Uno dei poliziotti, bestemmiando e insultando, sveglia e fa scendere una ragazza che dormiva in un vagone.
Le porte del treno vengono chiuse e i poliziotti non passeranno più.

Siamo di nuovo al freddo e ognuno si arrangia come può.
Parlando il tempo passa. Ci si scambiano sigarette, giornali e consigli per far passare il tempo e non sentire freddo.

Le ore passano lentamente, verso le 4 decido di salire sul mio treno che è già pronto al binario con le porte aperte ma con le luci spente.

Torno a casa con una bronchite e con qualche riflessione da fare sul grado di civiltà del nostro paese.

mercoledì 6 gennaio 2010

Viva Palestina entra nella Striscia di Gaza

Alle 17.30 di oggi dopo un mese di viaggio, migliaglia di kilometri, dieci paesi, una nave e 4 voli dopo, il convoglio Viva Palestina ha iniziato ad entrare nella Striscia di Gaza.


Attaccato il convoglio Viva Palestina

Attaccato il convoglio Viva Palestina ad Al Arish
Più di dieci feriti e sette arrestati dalla polizia egiziana.


“Il comportamento del governo egiziano è sconcertante. Non ci sono giustificazioni per il modo in cui stanno impedendo che gli aiuti umanitari arrivino a Gaza. Le azioni del governo egiziano per ostacolare il convoglio e la costruzione del muro di separazione a Rafah sono chiari segnali che dimostrano che l'Egitto è colluso con Israele nell'illegale assedio di Gaza.”
Betty Hunter, segretaria di Palestine Solidarity Campaign


lunedì 4 gennaio 2010

[GFM] ‘Cairo Declaration’

End Israeli Apartheid

Cairo Declaration
January 1, 2010

We, international delegates meeting in Cairo during the Gaza Freedom March 2009 in collective response to an initiative from the South African delegation, state:

In view of:

  • Israel’s ongoing collective punishment of Palestinians through the illegal occupation and siege of Gaza;
  • the illegal occupation of the West Bank, including East Jerusalem, and the continued construction of the illegal Apartheid Wall and settlements;
  • the new Wall under construction by Egypt and the US which will tighten even further the siege of Gaza;
  • the contempt for Palestinian democracy shown by Israel, the US, Canada, the EU and others after the Palestinian elections of 2006;
  • the war crimes committed by Israel during the invasion of Gaza one year ago;
  • the continuing discrimination and repression faced by Palestinians within Israel;
  • and the continuing exile of millions of Palestinian refugees;
  • all of which oppressive acts are based ultimately on the Zionist ideology which underpins Israel;
  • in the knowledge that our own governments have given Israel direct economic, financial, military and diplomatic support and allowed it to behave with impunity;
  • and mindful of the United Nations Declaration on the Rights of Indigenous People (2007)

We reaffirm our commitment to:

    Palestinian Self-Determination
    Ending the Occupation
    Equal Rights for All within historic Palestine
    The full Right of Return for Palestinian refugees

We therefore reaffirm our commitment to the United Palestinian call of July 2005 for Boycott, Divestment and Sanctions (BDS) to compel Israel to comply with international law.

To that end, we call for and wish to help initiate a global mass, democratic anti-apartheid movement to work in full consultation with Palestinian civil society to implement the Palestinian call for BDS.

Mindful of the many strong similarities between apartheid Israel and the former apartheid regime in South Africa, we propose:

  1. An international speaking tour in the first 6 months of 2010 by Palestinian and South African trade unionists and civil society activists, to be joined by trade unionists and activists committed to this programme within the countries toured, to take mass education on BDS directly to the trade union membership and wider public internationally;
  2. Participation in the Israeli Apartheid Week in March 2010;
  3. A systematic unified approach to the boycott of Israeli products, involving consumers, workers and their unions in the retail, warehousing, and transportation sectors;
  4. Developing the Academic, Cultural and Sports boycott;
  5. Campaigns to encourage divestment of trade union and other pension funds from companies directly implicated in the Occupation and/or the Israeli military industries;
  6. Legal actions targeting the external recruitment of soldiers to serve in the Israeli military, and the prosecution of Israeli government war criminals; coordination of Citizen’s Arrest Bureaux to identify, campaign and seek to prosecute Israeli war criminals; support for the Goldstone Report and the implementation of its recommendations;
  7. Campaigns against charitable status of the Jewish National Fund (JNF).

We appeal to organisations and individuals committed to this declaration to sign the declaration and work with us to make it a reality.

To endorse the declaration please email cairodec@gmail.com.

[GFM] Cairo: corte di Giustizia

dopo la consegna della petizione contro il muro in costruzione al confine egiziano con Gaza



domenica 3 gennaio 2010

[GFM] Cairo: in pullman verso El Arish


In Egitto il governo non consente libere manifestazioni ed espressioni di pensiero, la paura della polizia e delle sue regole arbitrarie fà del diritto un optional.

Per non lasciare nulla di intentato, abbiamo provato anche a fare i turisti, come consigliatoci dalle autorità. Abbiamo comprato i biglietti per l'autobus di linea diretto ad Al Arish, località di mare nel Sinai settentrionale. Tutto bene fino all'arrivo ad Ismailia, 100 km dal Cairo. Al check point tutti gli stranieri, nonostante il biglietto e il passaporto in regola e la prenotazione dell'albergo ad Al-Arish, vengono fatti scendere: noi quattro, un'italiana che diceva di voler andare direttamente a Rafah, quattro signore e un signore americano. Fatti scendere e poi risalire, dopo una lunga trattativa, una coppia di anziani palestinesi.

La polizia più che la violenza, almeno con gli internazionali, utilizza tecniche più raffinate: tra i passeggeri infatti, almeno una decina erano della polizia, pronti al momento giusto a pregarci di scendere perchè "il pullman non riparte se voi non scendete e io ho dei figli che mi aspettano" ci ha detto una "signora" tra i passeggeri, "Al Arish is dangerous" insisteva un altro. "It's for your safety" e cosi via fino a quando non hanno iniziato a tirar giù i bagagli dicendo che avrebbero fatto prendere un altro autobus a tutti. Forse un bluff, ma resta difficile tenere il punto quando si ha l'impressione di creare problemi alle personi comuni.

Stà di fatto che scendiamo. Nel frattempo la polizia ha obbligato l'autista di un minibus a fermarsi per riaccompagnarci indietro. Tentiamo di incamminarci con gli zaini in spalla ma veniamo fermati, fermiamo un taxi che però viene minacciato e fatto allontanare. Decidiamo di salire, anche perché senza di noi il minibus non parte e dentro c'è anche una signora anziana da 5 giorni in sciopero della fame. Danno all'autista del minibus una somma ridicola che coprirà il costo di un decimo della benzina che servirà per riportarci al Cairo.

Ma alla polizia in Egitto non è facile dire di no, se sei egiziano. E da autista di minibus che deve andare verso Al Arish, ti ritrovi a fare il carceriere scortato da una macchina della polizia dietro e una davanti a sirene spiegate verso il Cairo. Il viaggio di ritorno dura il doppio di quanto ci si impiegherebbe normalmente, tre posti di blocco ancora e soste senza motivo.

All'ennesima sosta forzata prendiamo un taxi per tornare in ostello, ma l'impressione di trovarsi in uno stato di polizia resta.

venerdì 1 gennaio 2010

[GFM] Cairo: Ambasciata israeliana

Manifestazione davanti all'ambasciata israeliana al Cairo