domenica 3 gennaio 2010

[GFM] Cairo: in pullman verso El Arish


In Egitto il governo non consente libere manifestazioni ed espressioni di pensiero, la paura della polizia e delle sue regole arbitrarie fà del diritto un optional.

Per non lasciare nulla di intentato, abbiamo provato anche a fare i turisti, come consigliatoci dalle autorità. Abbiamo comprato i biglietti per l'autobus di linea diretto ad Al Arish, località di mare nel Sinai settentrionale. Tutto bene fino all'arrivo ad Ismailia, 100 km dal Cairo. Al check point tutti gli stranieri, nonostante il biglietto e il passaporto in regola e la prenotazione dell'albergo ad Al-Arish, vengono fatti scendere: noi quattro, un'italiana che diceva di voler andare direttamente a Rafah, quattro signore e un signore americano. Fatti scendere e poi risalire, dopo una lunga trattativa, una coppia di anziani palestinesi.

La polizia più che la violenza, almeno con gli internazionali, utilizza tecniche più raffinate: tra i passeggeri infatti, almeno una decina erano della polizia, pronti al momento giusto a pregarci di scendere perchè "il pullman non riparte se voi non scendete e io ho dei figli che mi aspettano" ci ha detto una "signora" tra i passeggeri, "Al Arish is dangerous" insisteva un altro. "It's for your safety" e cosi via fino a quando non hanno iniziato a tirar giù i bagagli dicendo che avrebbero fatto prendere un altro autobus a tutti. Forse un bluff, ma resta difficile tenere il punto quando si ha l'impressione di creare problemi alle personi comuni.

Stà di fatto che scendiamo. Nel frattempo la polizia ha obbligato l'autista di un minibus a fermarsi per riaccompagnarci indietro. Tentiamo di incamminarci con gli zaini in spalla ma veniamo fermati, fermiamo un taxi che però viene minacciato e fatto allontanare. Decidiamo di salire, anche perché senza di noi il minibus non parte e dentro c'è anche una signora anziana da 5 giorni in sciopero della fame. Danno all'autista del minibus una somma ridicola che coprirà il costo di un decimo della benzina che servirà per riportarci al Cairo.

Ma alla polizia in Egitto non è facile dire di no, se sei egiziano. E da autista di minibus che deve andare verso Al Arish, ti ritrovi a fare il carceriere scortato da una macchina della polizia dietro e una davanti a sirene spiegate verso il Cairo. Il viaggio di ritorno dura il doppio di quanto ci si impiegherebbe normalmente, tre posti di blocco ancora e soste senza motivo.

All'ennesima sosta forzata prendiamo un taxi per tornare in ostello, ma l'impressione di trovarsi in uno stato di polizia resta.

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