Omaggio a Ennio Flaiano (liberamente ispirato e copiato da un suo articolo pubblicato su "il Mondo" il 6 novembre 1956)
Debbo ammettere che credo ancora nelle idee che mi sono state inculcate da ragazzo, sui banchi della scuola, e non saprei non dico tradirle, ma nemmeno immaginarne altre che le sostituissero: segno quindi che sono inadatto ai tempi, i quali richiedono versatilità e immaginazione.
Io credo, per esempio, nella Libertà e di questo vorrei parlare.
Uno dei momenti più felici della mia giovinezza fu quando lessi questa semplice frase, che mi spiegava tutto il mio amore: "La Storia è storia della lotta per la libertà".
Quest'amore per la parola Libertà non sopportava aggettivi né associazioni: io non volevo una libertà sorvegliata, difesa, personale, intellettuale; né gradivo che le si accoppiassero concetti altrettanto nobili, come Giustizia e Democrazia, parendomi che la libertà li contenesse tutti, anzi li proteggesse.
Da tempo il mondo ha in sospetto la Libertà; e i popoli, attraverso i loro rappresentanti, fanno di tutto per darle un altro nome, meno risibile: col risultato che ideologie contrarie e opposte vengono chiamate con lo stesso nome, portando la confusione.
Noi italiani odiamo la Libertà; e la prova maggiore che io porto a sostegno di tale tesi è il gran numero di monumenti eretti nel nostro Paese ai martiri della Libertà, che sono sempre morti per difenderla. Noi amiamo la Forza e la Libertà sta sempre dalla parte dei deboli, che muoiono. Nonostante questo, la Libertà è una forza vitale che può essere oscurata, mortificata ma non soppressa e che ogni uomo, in un preciso momento della sua vita, impara veramente ad amarla, ma che pretendere di anticipare questo momento è avventato, anzi illiberale.
sabato 3 ottobre 2009
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