mercoledì 28 ottobre 2009
Eyal Sivan ritira il suo ultimo film dal festival di Parigi in segno di opposizione alla politica israeliana di apartheid
da zeitun.ning.com
Un gran gesto di Eyal Sivan regista israeliano e co autore con Michel Khleifi di Route 181 e autore di molti film tra cui ricordiamo Lo Specialista sul processo a Eichmann. Una lettera lucida di grande spessore, ferma nel denunciare da un lato l'uso strumentale da parte israeliana della produzione culturale cinematografica per dimostrare l'esistenza di una democrazia in Israele; dall'altro l'opportunismo e il silenzio complice dei cineasti israeliani che, pur di ottenere finanziamenti pubblici, si guardano bene dal denunciare l'occupazione e i crimini di guerra a Gaza e in Libano. Grazie Eyal Sivan
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Un gran gesto di Eyal Sivan regista israeliano e co autore con Michel Khleifi di Route 181 e autore di molti film tra cui ricordiamo Lo Specialista sul processo a Eichmann. Una lettera lucida di grande spessore, ferma nel denunciare da un lato l'uso strumentale da parte israeliana della produzione culturale cinematografica per dimostrare l'esistenza di una democrazia in Israele; dall'altro l'opportunismo e il silenzio complice dei cineasti israeliani che, pur di ottenere finanziamenti pubblici, si guardano bene dal denunciare l'occupazione e i crimini di guerra a Gaza e in Libano. Grazie Eyal Sivan
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lunedì 19 ottobre 2009
La Democrazia
Ad Aprile CISL-UIL-UGL definiscono con Confindustria le nuove regole di contrattazione sindacale, senza la CGIL.
A ottobre 2009 Federmeccanica insieme a CISL e UIL firmano, senza la FIOM, il nuovo contratto di categoria per il quale un lavoratore di terzo livello riceverà, per il primo anno di vigenza contrattuale, poco più di 15 euro netti.
CISL e UIL rappresentano un terzo dei metalmeccanici e hanno firmato per tutti, forzando la situazione.
Da metalmeccanico vorrei almeno avere la possibilità di dire la mia su questo accordo.
ll comunicato della Fiom
lunedì 12 ottobre 2009
Manifestazione Nazionale Antirazzista
• No al razzismo
• Regolarizzazione generalizzata per tutti
• Abrogazione del pacchetto sicurezza
• Regolarizzazione generalizzata per tutti
• Abrogazione del pacchetto sicurezza
• Accoglienza e diritti per tutti
• No ai respingimenti e agli accordi bilaterali che li prevedono
• Rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
• Diritto di asilo per rifugiati e profughi
• Chiusura definitiva dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE)
• No alla contrapposizione fra italiani e stranieri nell’accesso ai diritti
• Diritto al lavoro, alla salute, alla casa e all’istruzione per tutte e tutti
• Mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro
• Contro ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone gay, lesbiche, transgender.
• A fianco di tutti i lavoratori e le lavoratrici in lotta per la difesa del posto di lavoro
Comitato 17 ottobre
sabato 10 ottobre 2009
Bastardi senza gloria
A parte il fatto che il film venga distribuito praticamente solo nelle multisale e nonostante alcune critiche non troppo favorevoli (David Denby sul 'New Yorker' l'ha definito stupido e adolescenziale), 'Bastardi senza gloria' di Quentin Tarantino merita di essere visto.
Merita per mille e un motivo. Tranquilli, ne elecherò solo qualcuno.
Merita perchè parlare di nazisti nel 2009 e farlo senza banalizzare e senza annoiare non è facile.
Merita perché è un film storico e/o fanta-storico, nel senso che immagina un altro corso degli eventi e ci ricorda, banalmente, ma saggiamente, che la storia la fanno gli uomini (e le donne, chiaro) e che ognuno può e deve fare la propria parte.
Merita perché è anche un film politico nel senso che prende posizione. Si obietterà: facile prendere posizione contro il nazismo. Si, facile ma non scontato per i tempi in cui viviamo.
Merita perché non parla di martiri, ma di persone che lottano, ognuna a modo suo.
Merita perché sottolinea le responsabilità (la svastica scolpita in fronte). Merita perché, come dice Aldo, il capitano dei bastardi, 'Non ci piace l'idea che una volta finita la guerra un nazista si possa togliere la divisa e andare in giro come se nulla fosse successo.'
Merita perché è un film sull'amore per il Cinema, per gli omaggi al grande Sergio Leone, per la strepitosa colonna sonora, per le ottime interpretazioni.
Merita perché ad ogni scalpo di nazista, ti tocchi la testa e vedi che altre 10 persone davanti a te fanno lo stesso.
Merita perché fa ridere.
Merita perché è bastardo fino in fondo ed ha pure ragione!
Trailer
Merita per mille e un motivo. Tranquilli, ne elecherò solo qualcuno.
Merita perchè parlare di nazisti nel 2009 e farlo senza banalizzare e senza annoiare non è facile.
Merita perché è un film storico e/o fanta-storico, nel senso che immagina un altro corso degli eventi e ci ricorda, banalmente, ma saggiamente, che la storia la fanno gli uomini (e le donne, chiaro) e che ognuno può e deve fare la propria parte.
Merita perché è anche un film politico nel senso che prende posizione. Si obietterà: facile prendere posizione contro il nazismo. Si, facile ma non scontato per i tempi in cui viviamo.
Merita perché non parla di martiri, ma di persone che lottano, ognuna a modo suo.
Merita perché sottolinea le responsabilità (la svastica scolpita in fronte). Merita perché, come dice Aldo, il capitano dei bastardi, 'Non ci piace l'idea che una volta finita la guerra un nazista si possa togliere la divisa e andare in giro come se nulla fosse successo.'
Merita perché è un film sull'amore per il Cinema, per gli omaggi al grande Sergio Leone, per la strepitosa colonna sonora, per le ottime interpretazioni.
Merita perché ad ogni scalpo di nazista, ti tocchi la testa e vedi che altre 10 persone davanti a te fanno lo stesso.
Merita perché fa ridere.
Merita perché è bastardo fino in fondo ed ha pure ragione!
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sabato 3 ottobre 2009
Responsabilità
da un'intervista di Beatrice Cassina ad Avi Mograbi per il manifesto sul cinema israeliano e sui film come 'Valzer con Bashir' e 'Lebanon'.
'In molti film recenti si indaga sui traumi personali. Bisogna invece interrogarsi sulle responsabilità non solo dei soldati, ma anche della società che li ha mandati a commettere crimini."
'In molti film recenti si indaga sui traumi personali. Bisogna invece interrogarsi sulle responsabilità non solo dei soldati, ma anche della società che li ha mandati a commettere crimini."
Italia: annozero
A volte capita di essere d'accordo persino con un giornalista del Messaggero
'La mestizia in scena è quella di un’Italia ridotta così.'
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'La mestizia in scena è quella di un’Italia ridotta così.'
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La Libertà
Omaggio a Ennio Flaiano (liberamente ispirato e copiato da un suo articolo pubblicato su "il Mondo" il 6 novembre 1956)
Debbo ammettere che credo ancora nelle idee che mi sono state inculcate da ragazzo, sui banchi della scuola, e non saprei non dico tradirle, ma nemmeno immaginarne altre che le sostituissero: segno quindi che sono inadatto ai tempi, i quali richiedono versatilità e immaginazione.
Io credo, per esempio, nella Libertà e di questo vorrei parlare.
Uno dei momenti più felici della mia giovinezza fu quando lessi questa semplice frase, che mi spiegava tutto il mio amore: "La Storia è storia della lotta per la libertà".
Quest'amore per la parola Libertà non sopportava aggettivi né associazioni: io non volevo una libertà sorvegliata, difesa, personale, intellettuale; né gradivo che le si accoppiassero concetti altrettanto nobili, come Giustizia e Democrazia, parendomi che la libertà li contenesse tutti, anzi li proteggesse.
Da tempo il mondo ha in sospetto la Libertà; e i popoli, attraverso i loro rappresentanti, fanno di tutto per darle un altro nome, meno risibile: col risultato che ideologie contrarie e opposte vengono chiamate con lo stesso nome, portando la confusione.
Noi italiani odiamo la Libertà; e la prova maggiore che io porto a sostegno di tale tesi è il gran numero di monumenti eretti nel nostro Paese ai martiri della Libertà, che sono sempre morti per difenderla. Noi amiamo la Forza e la Libertà sta sempre dalla parte dei deboli, che muoiono. Nonostante questo, la Libertà è una forza vitale che può essere oscurata, mortificata ma non soppressa e che ogni uomo, in un preciso momento della sua vita, impara veramente ad amarla, ma che pretendere di anticipare questo momento è avventato, anzi illiberale.
Debbo ammettere che credo ancora nelle idee che mi sono state inculcate da ragazzo, sui banchi della scuola, e non saprei non dico tradirle, ma nemmeno immaginarne altre che le sostituissero: segno quindi che sono inadatto ai tempi, i quali richiedono versatilità e immaginazione.
Io credo, per esempio, nella Libertà e di questo vorrei parlare.
Uno dei momenti più felici della mia giovinezza fu quando lessi questa semplice frase, che mi spiegava tutto il mio amore: "La Storia è storia della lotta per la libertà".
Quest'amore per la parola Libertà non sopportava aggettivi né associazioni: io non volevo una libertà sorvegliata, difesa, personale, intellettuale; né gradivo che le si accoppiassero concetti altrettanto nobili, come Giustizia e Democrazia, parendomi che la libertà li contenesse tutti, anzi li proteggesse.
Da tempo il mondo ha in sospetto la Libertà; e i popoli, attraverso i loro rappresentanti, fanno di tutto per darle un altro nome, meno risibile: col risultato che ideologie contrarie e opposte vengono chiamate con lo stesso nome, portando la confusione.
Noi italiani odiamo la Libertà; e la prova maggiore che io porto a sostegno di tale tesi è il gran numero di monumenti eretti nel nostro Paese ai martiri della Libertà, che sono sempre morti per difenderla. Noi amiamo la Forza e la Libertà sta sempre dalla parte dei deboli, che muoiono. Nonostante questo, la Libertà è una forza vitale che può essere oscurata, mortificata ma non soppressa e che ogni uomo, in un preciso momento della sua vita, impara veramente ad amarla, ma che pretendere di anticipare questo momento è avventato, anzi illiberale.
Sull'autorità
Libera traduzione da 'Politique du rebelle - Traité de resistance et d'insoumission - di Michel Onfray - 1997'
L'autorità mi infastidisce, non sopporto la dipendenza, ripudio la sottomissione. Gli ordini, gli inviti, i consigli, le richieste, le esigenze, le proposte, le direttive, le ingiunzioni mi paralizzano. Da me si può ottenere qualsiasi cosa, ma niente appena spunta fuori qualcosa di assimilabile all'espressione di un potere che abbia la pretesa di dire ciò che devo e che non devo fare.
L'autorità mi infastidisce, non sopporto la dipendenza, ripudio la sottomissione. Gli ordini, gli inviti, i consigli, le richieste, le esigenze, le proposte, le direttive, le ingiunzioni mi paralizzano. Da me si può ottenere qualsiasi cosa, ma niente appena spunta fuori qualcosa di assimilabile all'espressione di un potere che abbia la pretesa di dire ciò che devo e che non devo fare.
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